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A dieci giorni dall’inizio delle prove, gli scenari sono imprevedibili. Anief chiede prove suppletive per chi sarà impossibilitato a partecipare e l’ammissione di tutti i candidati alla graduatoria finale
Mentre il Governo e il ministro Speranza sono al lavoro per far fronte all’innalzamento dei contagi, al fine di prevedere misure restrittive che saranno inserite nel prossimo DPCM, si scaldano i motori per l’avvio del concorso riservato a docenti precari, con almeno 3 anni di servizio, che avrà inizio con la prima data in cui ci sarà la prova, il 22 ottobre, sottovalutando la possibilità e il rischio concreto di uno stop in itinere delle prove, prima dell’ultima data prevista, il 16 novembre 2020. Non si escludono, dicono gli esperti, nel caso in cui l’attuale situazione epidemiologica dovesse continuare a salire nel numero di contagi, dei lockdown circoscritti ad alcune regioni come Lombardia, Campania, Piemonte, Calabria e Basilicata. Serve assolutamente prevedere delle prove suppletive per il giovane sindacato. In questo scenario, infatti, procedere comunque all’espletamento delle prove per i docenti impossibilitati significherebbe subire un’ingiusta penalizzazione, l’esclusione dal concorso per l’impossibilità a parteciparvi per causa indipendente da se stesso, anzi per causa di servizio.
“Il voler a tutti i costi portare a termine questo concorso – commenta il presidente dell’Anief, Marcello Pacifico – costringe i lavoratori ad adottare soluzioni estreme pur di salvaguardare il diritto a potervi partecipare. A proprie spese, sono molti i docenti che hanno pensato di usufruire di aspettativa non retribuita da richiedere almeno 15 giorni prima dalla prova, sfuggendo così al rischio quarantena e quindi all’esclusione dal concorso. Lo Stato non può trattare così i propri lavoratori, docenti precari, che pur in un momento così difficile per il mondo intero permettono allo Stato di garantire ai propri alunni il sacrosanto diritto all’istruzione”. Se tutti i 64mila docenti dovessero chiedere da domani l’aspettativa non retribuita per potersi garantirne la partecipazione al concorso, ci troveremmo di fronte a una assenza di massa che metterebbe in crisi l’apertura e il funzionamento delle istituzioni scolastiche di tutta Italia. Per Anief, ad ogni modo, questo concorso, poiché va a creare graduatorie da cui si attinge per i ruoli al posto delle GaE, che sono graduatorie per soli titoli, si deve trasformare in una procedura che comunque vada a graduare le posizioni dei candidati e permetta a tutti di partecipare al di là delle restrizioni o delle quarantene disposte al tempo del Covid-19. Lo Stato e la scuola italiana non possono disperdere tale patrimonio di risorse umane a fronte di più di 60 mila immissioni in ruolo andate vacanti quest’estate.

A dieci giorni dall’inizio delle prove, gli scenari sono imprevedibili. Anief chiede prove suppletive per chi sarà impossibilitato a partecipare e l’ammissione di tutti i candidati alla graduatoria finale
Mentre il Governo e il ministro Speranza sono al lavoro per far fronte all’innalzamento dei contagi, al fine di prevedere misure restrittive che saranno inserite nel prossimo DPCM, si scaldano i motori per l’avvio del concorso riservato a docenti precari, con almeno 3 anni di servizio, che avrà inizio con la prima data in cui ci sarà la prova, il 22 ottobre, sottovalutando la possibilità e il rischio concreto di uno stop in itinere delle prove, prima dell’ultima data prevista, il 16 novembre 2020. Non si escludono, dicono gli esperti, nel caso in cui l’attuale situazione epidemiologica dovesse continuare a salire nel numero di contagi, dei lockdown circoscritti ad alcune regioni come Lombardia, Campania, Piemonte, Calabria e Basilicata. Serve assolutamente prevedere delle prove suppletive per il giovane sindacato. In questo scenario, infatti, procedere comunque all’espletamento delle prove per i docenti impossibilitati significherebbe subire un’ingiusta penalizzazione, l’esclusione dal concorso per l’impossibilità a parteciparvi per causa indipendente da se stesso, anzi per causa di servizio.
“Il voler a tutti i costi portare a termine questo concorso – commenta il presidente dell’Anief, Marcello Pacifico – costringe i lavoratori ad adottare soluzioni estreme pur di salvaguardare il diritto a potervi partecipare. A proprie spese, sono molti i docenti che hanno pensato di usufruire di aspettativa non retribuita da richiedere almeno 15 giorni prima dalla prova, sfuggendo così al rischio quarantena e quindi all’esclusione dal concorso. Lo Stato non può trattare così i propri lavoratori, docenti precari, che pur in un momento così difficile per il mondo intero permettono allo Stato di garantire ai propri alunni il sacrosanto diritto all’istruzione”. Se tutti i 64mila docenti dovessero chiedere da domani l’aspettativa non retribuita per potersi garantirne la partecipazione al concorso, ci troveremmo di fronte a una assenza di massa che metterebbe in crisi l’apertura e il funzionamento delle istituzioni scolastiche di tutta Italia. Per Anief, ad ogni modo, questo concorso, poiché va a creare graduatorie da cui si attinge per i ruoli al posto delle GaE, che sono graduatorie per soli titoli, si deve trasformare in una procedura che comunque vada a graduare le posizioni dei candidati e permetta a tutti di partecipare al di là delle restrizioni o delle quarantene disposte al tempo del Covid-19. Lo Stato e la scuola italiana non possono disperdere tale patrimonio di risorse umane a fronte di più di 60 mila immissioni in ruolo andate vacanti quest’estate.
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