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Il sindacato Arte, Cultura e Spettacolo, guidato da Pascal Pezzuto, ha chiesto misure urgenti a sostegno del cinema “non industriale”
“Al fine di non provocare al nostro cinema ‘non industriale’ un danno ingiusto, derivante da cause di forza maggiore”, la Cisal Sacs, in audizione al Senato, ha chiesto di concerto con il Coordinamento Sta.Ge, di cui Cisal Sacs fa parte, in rappresentanza di circa 50 mila operatori che “per le imprese aventi un fatturato, per l’anno 2019, inferiore a 150.000,00 euro, siano procrastinate di almeno sei mesi le scadenze previste dal Decreto attuativo 31 luglio 2017 e successive modifiche, riguardante i contributi selettivi; per i mesi di inattività, sia elargito alle imprese di cui al punto precedente un indennizzo una tantum, pari almeno al dieci per cento del contributo stanziato dal Mibact ; ai lavoratori delle suddette imprese, come pure ai lavoratori impegnati nella creazione di videoclip, vengano elargiti ristori simili a quelli già stanziati per il comparto teatro”. Cisal Sacs ha posto poi l’accento sul tax credit interno, previsto sempre dalla legge n. 220 del 2016. Un eccezionale strumento che consente una defiscalizzazione a volte pari addirittura al 40% del budget previsto per la realizzazione di opere cinematografiche ma che – spiega il sindacato Arte, Cultura e Spettacolo guidato da Pascal Pezzuto – “il Decreto attuativo della legge, e precisamente il Decreto Ministeriale 15 marzo 2018, che regolamenta il tax credit, sembra aver dimenticato il particolare trattamento riservato dalla legge stessa alle imprese economicamente deboli”. Tale decreto, infatti, impone una discutibile condizione per l’accesso al noto beneficio fiscale: bisogna avere un capitale sociale minimo ed un patrimonio netto non inferiori a 40.000 euro. Se per le imprese industriali tutto ciò non rappresenta un problema, per le piccole imprese, ritenute meritorie dallo stato, diventa un ostacolo quasi insormontabile. Pertanto, invocando l’articolo 3 della Costituzione, la Cisal Sacs ha chiesto che il Decreto Ministeriale 15 marzo 2018, all’art. 2 comma 2 lettera c, venga ritoccato “non prevedendo alcun requisito economico d’accesso al tax credit per le imprese cinematografiche titolari di contributi statali ‘selettivi’ e con un fatturato, per l’anno 2019, inferiore a 150.000,00 euro”.

Il sindacato Arte, Cultura e Spettacolo, guidato da Pascal Pezzuto, ha chiesto misure urgenti a sostegno del cinema “non industriale”
“Al fine di non provocare al nostro cinema ‘non industriale’ un danno ingiusto, derivante da cause di forza maggiore”, la Cisal Sacs, in audizione al Senato, ha chiesto di concerto con il Coordinamento Sta.Ge, di cui Cisal Sacs fa parte, in rappresentanza di circa 50 mila operatori che “per le imprese aventi un fatturato, per l’anno 2019, inferiore a 150.000,00 euro, siano procrastinate di almeno sei mesi le scadenze previste dal Decreto attuativo 31 luglio 2017 e successive modifiche, riguardante i contributi selettivi; per i mesi di inattività, sia elargito alle imprese di cui al punto precedente un indennizzo una tantum, pari almeno al dieci per cento del contributo stanziato dal Mibact ; ai lavoratori delle suddette imprese, come pure ai lavoratori impegnati nella creazione di videoclip, vengano elargiti ristori simili a quelli già stanziati per il comparto teatro”. Cisal Sacs ha posto poi l’accento sul tax credit interno, previsto sempre dalla legge n. 220 del 2016. Un eccezionale strumento che consente una defiscalizzazione a volte pari addirittura al 40% del budget previsto per la realizzazione di opere cinematografiche ma che – spiega il sindacato Arte, Cultura e Spettacolo guidato da Pascal Pezzuto – “il Decreto attuativo della legge, e precisamente il Decreto Ministeriale 15 marzo 2018, che regolamenta il tax credit, sembra aver dimenticato il particolare trattamento riservato dalla legge stessa alle imprese economicamente deboli”. Tale decreto, infatti, impone una discutibile condizione per l’accesso al noto beneficio fiscale: bisogna avere un capitale sociale minimo ed un patrimonio netto non inferiori a 40.000 euro. Se per le imprese industriali tutto ciò non rappresenta un problema, per le piccole imprese, ritenute meritorie dallo stato, diventa un ostacolo quasi insormontabile. Pertanto, invocando l’articolo 3 della Costituzione, la Cisal Sacs ha chiesto che il Decreto Ministeriale 15 marzo 2018, all’art. 2 comma 2 lettera c, venga ritoccato “non prevedendo alcun requisito economico d’accesso al tax credit per le imprese cinematografiche titolari di contributi statali ‘selettivi’ e con un fatturato, per l’anno 2019, inferiore a 150.000,00 euro”.
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