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L’opinione del Segretario Generale della Faisa Cisal Mauro Mongelli
Il nuovo Governo dovrà programmare una ripartenza dell’intero settore tenendo conto dell’apporto del Recovery Plan nazionale coniugato al Processo di riforma annunciato dal Ministero dei Trasporti. Ne parliamo con Mauro Mongelli, Segretario Generale Faisa-Cisal.
Domanda: Quali aspettative dalla fase di ripartenza per il settore?
Risposta: Intanto va dato merito ai lavoratori dei trasporti che, in qualsiasi fase dell’emergenza pandemica, non si sono mai fermati ed hanno garantito al Paese in momenti difficili la mobilità. Ma questo merito viene purtroppo mortificato dal comportamento indifferente delle Associazioni datoriali ANAV, ASSTRA, AGENS che con il loro atteggiamento imperturbabile non restituiscono la giusta riconoscenza ai lavoratori e alle lavoratrici del Tpl e la dignità alla loro professionalità sia in termini economici che normativi, alimentando un conflitto sociale di cui il paese farebbe certamente a meno. Non si possono cancellare tre anni di mancato rinnovo del Contratto Nazionale di oltre centomila lavoratori ed ancor più colpevole è lasciarli scioperare per un diritto sancito. Purtroppo la Pandemia in corso ha dimostrato la fragilità del sistema di TPL italiano modificandone nel contempo la domanda sia quantitativa che qualitativa. Risulta necessario un aumento dell’offerta di servizio determinato dalla necessità di un adeguato distanziamento ed alle mutate esigenze di mobilità dell’utenza. Auspichiamo che il nuovo Governo intervenga in modo deciso sul sistema Trasporto Pubblico e Ferroviario e, partendo dal Recovery Plan Nazionale, colga l’occasione per afferrare un’opportunità di sviluppo per il Paese.
Domanda: quali le priorità per riformare il settore?
Risposta: Nel corso dell’audizione con la Commissione di Studio costituita dal Mit per proporre un nuovo quadro normativo che riformi il settore abbiamo rappresentato le criticità e le nostre proposte. Non si può prescindere da un aumento del servizio di trasporto pubblico per rispondere alle mutate esigenze di mobilità dell’utenza conseguentemente alla Pandemia, nonché ad azioni dirette alla sostenibilità ambientale nell’ottica del Green Deal. Punto centrale della riforma del settore è il tema della dotazione finanziaria a carico dallo Stato, in termini sia quantitativi che di modalità di erogazione, è utile ricordare come già il settore soffra da tempo una inadeguatezza di risorse determinata da ripetute decurtazioni; al contrario, in un’ottica di sostenibilità di lungo periodo, sarebbe necessario ricercare meccanismi che garantiscano adeguatezza attraverso un meccanismo di recupero inflattivo. Bisogna introdurre un sistema basato sulla premialità, sostituendo quello fondato su criteri di penalizzazione, superando un modello di bandi di gara che si limita a tener conto unicamente ‘dell’offerta economicamente più vantaggiosa’, prevedendo criteri di valorizzazione degli investimenti e tenendo in considerazione elevati livelli di sicurezza sia in termini di safety che di security, non ultimo introducendo meccanismi premiali per le offerte che tengano conto del miglior trattamento economico e normativo dei lavoratori prevedendo le necessarie clausole sociali. Inoltre, riteniamo che l’attuale livello di autonomia delle Regioni è causa di forti disomogeneità delle regole che normano il servizio nelle varie zone del Paese. Le legittime scelte regionali non hanno sempre coniugato la competenza politica con la capacità di governo; pertanto bisogna partire da una definizione chiara del rapporto tra Stato e Regioni e delle relative competenze, trovando sistemi che possano raccordare, con omogeneità, le scelte di sistema.
Domanda: Come può incidere il Recovery Plan Nazionale su un eventuale processo di riforma?
Risposta: È un’occasione storica da cogliere, è necessario che il nuovo Governo programmi una ripartenza dell’intero settore, cogliendo questa opportunità unica di coniugare il processo di riforma annunciato con l’apporto economico che prevede il Recovery Plan nazionale. La necessità di attenzione alla sostenibilità ambientale rende essenziale un apporto significativo di risorse per il ringiovanimento del parco mezzi – tra i più vecchi d’Europa – nell’ambito di una programmazione pluriennale orientata a forme di alimentazione meno inquinanti; si rende quindi necessario un cambiamento dell’intera filiera produttiva, dalla produzione del servizio alle attività manutentive, richiedendo maggiori spazi disponibili, compresi gli attestamenti ai capilinea, e notevoli interventi di sviluppo tecnologico sui depositi. Resta ancora evidente la storica disuguaglianza infrastrutturale tra Nord e Sud che impone maestosi interventi che puntino a ridurre questo GAP affinché si possano offrire le stesse opportunità, ma soprattutto, lo stesso diritto alla mobilità ad ogni cittadino, sia che viaggi su gomma che su ferro.

L’opinione del Segretario Generale della Faisa Cisal Mauro Mongelli
Il nuovo Governo dovrà programmare una ripartenza dell’intero settore tenendo conto dell’apporto del Recovery Plan nazionale coniugato al Processo di riforma annunciato dal Ministero dei Trasporti. Ne parliamo con Mauro Mongelli, Segretario Generale Faisa-Cisal.
Domanda: Quali aspettative dalla fase di ripartenza per il settore?
Risposta: Intanto va dato merito ai lavoratori dei trasporti che, in qualsiasi fase dell’emergenza pandemica, non si sono mai fermati ed hanno garantito al Paese in momenti difficili la mobilità. Ma questo merito viene purtroppo mortificato dal comportamento indifferente delle Associazioni datoriali ANAV, ASSTRA, AGENS che con il loro atteggiamento imperturbabile non restituiscono la giusta riconoscenza ai lavoratori e alle lavoratrici del Tpl e la dignità alla loro professionalità sia in termini economici che normativi, alimentando un conflitto sociale di cui il paese farebbe certamente a meno. Non si possono cancellare tre anni di mancato rinnovo del Contratto Nazionale di oltre centomila lavoratori ed ancor più colpevole è lasciarli scioperare per un diritto sancito. Purtroppo la Pandemia in corso ha dimostrato la fragilità del sistema di TPL italiano modificandone nel contempo la domanda sia quantitativa che qualitativa. Risulta necessario un aumento dell’offerta di servizio determinato dalla necessità di un adeguato distanziamento ed alle mutate esigenze di mobilità dell’utenza. Auspichiamo che il nuovo Governo intervenga in modo deciso sul sistema Trasporto Pubblico e Ferroviario e, partendo dal Recovery Plan Nazionale, colga l’occasione per afferrare un’opportunità di sviluppo per il Paese.
Domanda: quali le priorità per riformare il settore?
Risposta: Nel corso dell’audizione con la Commissione di Studio costituita dal Mit per proporre un nuovo quadro normativo che riformi il settore abbiamo rappresentato le criticità e le nostre proposte. Non si può prescindere da un aumento del servizio di trasporto pubblico per rispondere alle mutate esigenze di mobilità dell’utenza conseguentemente alla Pandemia, nonché ad azioni dirette alla sostenibilità ambientale nell’ottica del Green Deal. Punto centrale della riforma del settore è il tema della dotazione finanziaria a carico dallo Stato, in termini sia quantitativi che di modalità di erogazione, è utile ricordare come già il settore soffra da tempo una inadeguatezza di risorse determinata da ripetute decurtazioni; al contrario, in un’ottica di sostenibilità di lungo periodo, sarebbe necessario ricercare meccanismi che garantiscano adeguatezza attraverso un meccanismo di recupero inflattivo. Bisogna introdurre un sistema basato sulla premialità, sostituendo quello fondato su criteri di penalizzazione, superando un modello di bandi di gara che si limita a tener conto unicamente ‘dell’offerta economicamente più vantaggiosa’, prevedendo criteri di valorizzazione degli investimenti e tenendo in considerazione elevati livelli di sicurezza sia in termini di safety che di security, non ultimo introducendo meccanismi premiali per le offerte che tengano conto del miglior trattamento economico e normativo dei lavoratori prevedendo le necessarie clausole sociali. Inoltre, riteniamo che l’attuale livello di autonomia delle Regioni è causa di forti disomogeneità delle regole che normano il servizio nelle varie zone del Paese. Le legittime scelte regionali non hanno sempre coniugato la competenza politica con la capacità di governo; pertanto bisogna partire da una definizione chiara del rapporto tra Stato e Regioni e delle relative competenze, trovando sistemi che possano raccordare, con omogeneità, le scelte di sistema.
Domanda: Come può incidere il Recovery Plan Nazionale su un eventuale processo di riforma?
Risposta: È un’occasione storica da cogliere, è necessario che il nuovo Governo programmi una ripartenza dell’intero settore, cogliendo questa opportunità unica di coniugare il processo di riforma annunciato con l’apporto economico che prevede il Recovery Plan nazionale. La necessità di attenzione alla sostenibilità ambientale rende essenziale un apporto significativo di risorse per il ringiovanimento del parco mezzi – tra i più vecchi d’Europa – nell’ambito di una programmazione pluriennale orientata a forme di alimentazione meno inquinanti; si rende quindi necessario un cambiamento dell’intera filiera produttiva, dalla produzione del servizio alle attività manutentive, richiedendo maggiori spazi disponibili, compresi gli attestamenti ai capilinea, e notevoli interventi di sviluppo tecnologico sui depositi. Resta ancora evidente la storica disuguaglianza infrastrutturale tra Nord e Sud che impone maestosi interventi che puntino a ridurre questo GAP affinché si possano offrire le stesse opportunità, ma soprattutto, lo stesso diritto alla mobilità ad ogni cittadino, sia che viaggi su gomma che su ferro.
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