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L’allarme lanciato dal segretario provinciale Antonio Martone: “Si paventa la chiusura dello stabilimento. Nessun piano industriale di riconversione e’ stato presentato al Mise”
“Pur consapevoli dei grandi tormenti che il Paese sta vivendo, dalla pandemia alla crisi di Governo, ancora una volta, da questo piccolo centro del Molise, proviamo a far sentire la nostra voce e a riprendere il filo del discorso sulla exit strategy di Unilever dalla fabbrica di Pozzilli. E lo facciamo, ahinoi, per sottolineare – ancora una volta afferma Antonio Martone Segretario provinciale Cisal Isernia – l’assordante silenzio e la cortina di fumo che avvolge e soffoca qualunque discussione sul futuro della nostra fabbrica.
Per quanto ci è dato sapere, infatti, ad oggi al Mise nessun “Piano Industriale” è stato presentato per la presunta riconversione dello stabilimento Unilever di Pozzilli. Il famoso “sogno di plastica” stenta a tradursi in realtà. Anzi, dopo la famosa riunione con le OO.SS. del 5 novembre 2020, dalla quale siamo stati clamorosamente esclusi (in prima battuta, per poi essere riammessi dopo aver denunciato il comportamento anti-sindacale subito), nessun (presunto) compratore si è fatto avanti, nessun progetto è stato condiviso.
Viceversa è stato portato avanti ed è stato completato tutto il piano di preparazione alla chiusura, con rafforzamento della capacità produttiva di Casalpusterlengo e di Nyirbator nonché dei terzisti. Unilever è pronta! Pronta per chiudere! Rimane solo da aspettare settembre o magari addirittura accelerare e sfruttare la crisi istituzionale in atto… sapendo che “Per Unilever, Pozzilli è un capitolo chiuso perché la sua chiusura è meno costosa e difficile di Casalpusterlengo. Lo dicono i numeri – continua Martone – (e purtroppo anche i fatti recenti): meno lavoratori, popolazione più anziana, territorio da incanalare con facilità in percorsi illusori e privi di fondamento. Popolazione che per differenza generazionale è più facile da dividere”.
Di contro noi continuiamo a parlare con e per quei lavoratori che ogni giorno ci rappresentano il loro stato d’animo, il loro disagio per un futuro incerto nonostante le promesse dell’azienda di creare un “polo di plastica” al posto della nostra fabbrica. Sono quegli stessi lavoratori che hanno lavorato nonostante sapessero di essere a rischio chiusura, riponendo fiducia nelle promesse di conversione industriale fatte a più riprese da Unilever.
A nome di questi lavoratori e delle loro famiglie continuiamo a chiedere ad alta voce che la Unilever ci renda conto del comportamento avuto negli ultimi 14 mesi e finalmente dichiari apertamente quello che la Cisal dice da sempre: non esiste il “sogno di plastica”, ma solo una strategia volta a prendere tempo per preparare la “capacità” in altri siti e chiudere Pozzilli facendo leva sulla anzianità dei lavoratori e sulla sonnolenza di sindacato e politica. I fatti purtroppo non smentiscono la nostra tesi: il mancato rispetto delle tempistiche che la stessa Unilever aveva annunciato al Mise ne sono una clamorosa conferma.
Aveva promesso alla RSU e alle OO.SS. una una soluzione “tipo Sanguinetto” (terziarizzazione): chi l’ha mai vista? Aveva promesso al Presidente della Regione Molise una soluzione in tempi brevi: è passato più di un anno e del famoso “troveremo una soluzione per Pozzilli” non v’è traccia. Aveva promesso ai lavoratori e al Mise un progetto di riconversione con “Riciclaggio Plastica” più “Riciclaggio Batterie” e poi addirittura più “Soffiaggio Flaconi/Taniche” con i soldi di Invitalia: dov’è il piano industriale? Dobbiamo farlo noi? Il tanto decantato stile Unilever oggi si è ridotto a un banale “prendere tempo” e approfittare della credulità e buona fede di parte del Sindacato e dei Lavoratori; oppure erano solo progetti illusori per tranquillizzare i lavoratori e i cittadini che avevano intrapreso iniziative di Sciopero da 15 giorni?
Dopo gli inutili impegni della nostra RSU, Marcello Cerulli e Mario Scioli, supportati dalla spinta del Direttivo Provinciale e Regionale nelle persone di Giuseppe Di Mella, Mario Mastronardi, Andrea Carosella, Raffaele Canciello, Giulio Di Giacomo, Giampiero Bucci, Alfredo Frani e tutti i lavoratori impegnati in prima linea per avere notizie sul futuro dello stabilimento e sul piano produttivo almeno del 2021, la Cisal, a questo punto, chiede alle RSU e a tutte le sigle sindacali di formalizzare la richiesta per un incontro urgente, da tenersi entro la fine della settimana, per chiedere a Unilever di gettare la maschera e dare evidenza – come richiesto dall’informativa prevista dal CCNL – degli investimenti e dei volumi pianificati per il 2021 nonché degli investimenti fatti negli altri siti dove intende produrre (ed entro quanto tempo) i prodotti da sempre allocati a Pozzilli.
Al vertice dell’azienda, non senza ironia, ricordiamo – conclude Martone – che solo un anno fa prometteva a noi e alla Regione Molise che non intendeva “delocalizzare”. Speriamo si abbia la decenza di non raccontare un’altra favola: non la meritano i lavoratori di Pozzilli. Non la merita la storia di questa fabbrica”.
L’allarme lanciato dal segretario provinciale Antonio Martone: “Si paventa la chiusura dello stabilimento. Nessun piano industriale di riconversione e’ stato presentato al Mise”
“Pur consapevoli dei grandi tormenti che il Paese sta vivendo, dalla pandemia alla crisi di Governo, ancora una volta, da questo piccolo centro del Molise, proviamo a far sentire la nostra voce e a riprendere il filo del discorso sulla exit strategy di Unilever dalla fabbrica di Pozzilli. E lo facciamo, ahinoi, per sottolineare – ancora una volta afferma Antonio Martone Segretario provinciale Cisal Isernia – l’assordante silenzio e la cortina di fumo che avvolge e soffoca qualunque discussione sul futuro della nostra fabbrica.
Per quanto ci è dato sapere, infatti, ad oggi al Mise nessun “Piano Industriale” è stato presentato per la presunta riconversione dello stabilimento Unilever di Pozzilli. Il famoso “sogno di plastica” stenta a tradursi in realtà. Anzi, dopo la famosa riunione con le OO.SS. del 5 novembre 2020, dalla quale siamo stati clamorosamente esclusi (in prima battuta, per poi essere riammessi dopo aver denunciato il comportamento anti-sindacale subito), nessun (presunto) compratore si è fatto avanti, nessun progetto è stato condiviso.
Viceversa è stato portato avanti ed è stato completato tutto il piano di preparazione alla chiusura, con rafforzamento della capacità produttiva di Casalpusterlengo e di Nyirbator nonché dei terzisti. Unilever è pronta! Pronta per chiudere! Rimane solo da aspettare settembre o magari addirittura accelerare e sfruttare la crisi istituzionale in atto… sapendo che “Per Unilever, Pozzilli è un capitolo chiuso perché la sua chiusura è meno costosa e difficile di Casalpusterlengo. Lo dicono i numeri – continua Martone – (e purtroppo anche i fatti recenti): meno lavoratori, popolazione più anziana, territorio da incanalare con facilità in percorsi illusori e privi di fondamento. Popolazione che per differenza generazionale è più facile da dividere”.
Di contro noi continuiamo a parlare con e per quei lavoratori che ogni giorno ci rappresentano il loro stato d’animo, il loro disagio per un futuro incerto nonostante le promesse dell’azienda di creare un “polo di plastica” al posto della nostra fabbrica. Sono quegli stessi lavoratori che hanno lavorato nonostante sapessero di essere a rischio chiusura, riponendo fiducia nelle promesse di conversione industriale fatte a più riprese da Unilever.
A nome di questi lavoratori e delle loro famiglie continuiamo a chiedere ad alta voce che la Unilever ci renda conto del comportamento avuto negli ultimi 14 mesi e finalmente dichiari apertamente quello che la Cisal dice da sempre: non esiste il “sogno di plastica”, ma solo una strategia volta a prendere tempo per preparare la “capacità” in altri siti e chiudere Pozzilli facendo leva sulla anzianità dei lavoratori e sulla sonnolenza di sindacato e politica. I fatti purtroppo non smentiscono la nostra tesi: il mancato rispetto delle tempistiche che la stessa Unilever aveva annunciato al Mise ne sono una clamorosa conferma.
Aveva promesso alla RSU e alle OO.SS. una una soluzione “tipo Sanguinetto” (terziarizzazione): chi l’ha mai vista? Aveva promesso al Presidente della Regione Molise una soluzione in tempi brevi: è passato più di un anno e del famoso “troveremo una soluzione per Pozzilli” non v’è traccia. Aveva promesso ai lavoratori e al Mise un progetto di riconversione con “Riciclaggio Plastica” più “Riciclaggio Batterie” e poi addirittura più “Soffiaggio Flaconi/Taniche” con i soldi di Invitalia: dov’è il piano industriale? Dobbiamo farlo noi? Il tanto decantato stile Unilever oggi si è ridotto a un banale “prendere tempo” e approfittare della credulità e buona fede di parte del Sindacato e dei Lavoratori; oppure erano solo progetti illusori per tranquillizzare i lavoratori e i cittadini che avevano intrapreso iniziative di Sciopero da 15 giorni?
Dopo gli inutili impegni della nostra RSU, Marcello Cerulli e Mario Scioli, supportati dalla spinta del Direttivo Provinciale e Regionale nelle persone di Giuseppe Di Mella, Mario Mastronardi, Andrea Carosella, Raffaele Canciello, Giulio Di Giacomo, Giampiero Bucci, Alfredo Frani e tutti i lavoratori impegnati in prima linea per avere notizie sul futuro dello stabilimento e sul piano produttivo almeno del 2021, la Cisal, a questo punto, chiede alle RSU e a tutte le sigle sindacali di formalizzare la richiesta per un incontro urgente, da tenersi entro la fine della settimana, per chiedere a Unilever di gettare la maschera e dare evidenza – come richiesto dall’informativa prevista dal CCNL – degli investimenti e dei volumi pianificati per il 2021 nonché degli investimenti fatti negli altri siti dove intende produrre (ed entro quanto tempo) i prodotti da sempre allocati a Pozzilli.
Al vertice dell’azienda, non senza ironia, ricordiamo – conclude Martone – che solo un anno fa prometteva a noi e alla Regione Molise che non intendeva “delocalizzare”. Speriamo si abbia la decenza di non raccontare un’altra favola: non la meritano i lavoratori di Pozzilli. Non la merita la storia di questa fabbrica”.
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